Mi sono laureata presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” e specializzata presso l’Istituto Italiano di Psicoterapia Relazionale, una scuola di psicoterapia che segue l’approccio sistemico-relazionale.
L’approccio sistemico-relazionale analizza il comportamento dell’individuo all’interno delle relazioni significative del presente e del passato, partendo dal presupposto che è nel rapporto con gli altri (in particolare con la propria famiglia) che si forma e si plasma la personalità dell’individuo.
L’individuo è relazione e in un mondo di relazioni veniamo inseriti fin da piccoli (quando tutto va bene): genitori, fratelli, parenti, amici, compagni di scuola, colleghi di lavoro, tutti questi gruppi di persone con cui ci troviamo ad interagire nel corso della vita ci influenzano e da noi sono influenzati, in un costante modellamento reciproco. Ma cosa succede quando l’influenza di uno di questi gruppi è tale da impedire al soggetto di agire liberamente? O quando crescere significa rimettere mano ad alcuni rapporti e non si riesce a farlo?
In quest’ottica, il sintomo, la diagnosi, la patologia mentale non vengono visti come un problema del singolo ma come un’informazione che qualcosa non sta andando tra la persona e i vari gruppi di relazioni in cui è inserito: chi porta il sintomo non è “il malato” ma “il portavoce” del malessere collettivo.
Per questo, quando possibile, la psicoterapia sistemico-relazionale viene svolta con tutta la famiglia o con entrambi i membri di una coppia nel caso di soggetti adulti. Quando ciò non possibile o non è desiderabile, la terapia sistemica individuale pone comunque l’accento e il focus sulle relazioni significative del soggetto, per individuare e modificare comportamenti disfunzionali e favorire una migliore comunicazione all’interno dei propri rapporti.
Fare terapia, per me, significa ripercorrere insieme i fili all’indietro fino a trovare i nodi, insieme scioglierli uno dopo l’altro e ritrovarsi liberi di essere sé stessi.